Recensione n°33: "La città del jazz" di Vania Russo
Recensione n°33 - Sezione #narrativamusicale
Titolo: "La città del jazz" di Vania Russo
Editore: Diastema editrice (2018)
La mia valutazione: 4 su 5
Lettore di riferimento: per tutti
4^ di copertina: Un crudele omicidio che ha tutte le sembianze di
un'uccisione rituale scuote un quartiere residenziale della tranquilla provicia
veneta. Il corpo di Wilhelm "Cat" Gatti, noto e apprezzato jazzista
negli anni dell'immediato dopoguerra, viene ritrovato reclino sui tasti del suo
pianoforte, col collo fratturato e stretto da una delle corde dello strumento.
(...) E' il capitano dei Carabinieri Enrico Verri che viene incaricato di
risolvere il caso, un'indagine che lo trasporterà inaspettatamente dalla Treviso
degli Anni di Piombo alla Genova dei primissimi Anni Quaranta. (...)
La mia recensione
Come promesso in un precedente post, eccomi a recensire un romanzo "musicale" adatto alle letture estive.
Diastema editrice, tra le sue Collane, propone anche Talia, dedicata appunto alla narrativa con "inequivocabili riferimenti e collegamenti con la musica".
Il libro che vi presento oggi, "La città del jazz" è stato nel 2017 finalista nel Premio letterario Lorenzo da Ponte, indetto dalla stessa casa editrice.
L'autrice, Vania Russo, giornalista freelance dedita alla scrittura creativa e appassionata di jazz, propone una vicenda che dall'oggi a Treviso (l'assassinio del pianista jazz Gatti) ci porta improvvisamente a Genova, nell'Italia degli anni '40, presentandoci i personaggi che stanno alla base di tragedie compiutesi all'epoca e legati all'assassinio da cui prende il via il libro.
La scrittura di Vania Russo è piacevole e, a tratti, coloritamente e musicalmente coinvolgente (cito solo ad esempio l'episodio centrale con il disvelamento sentimentale, nel locale deserto dove Gatti suonava insieme alla sua band, tra il pianista e Carla, la misteriosa e affascinante cantante appena entrata nel gruppo).
Un po' meno convincenti (ecco il motivo della valutazione 4 su 5) le parti "storiche" del racconto, nelle quali forse troppo didascalicamente si vuole tratteggiare al lettore l'ambiente storico-politico di quegli anni. Sono parti che appesantiscono un po' la lettura e spezzano la tensione del racconto.
Giusto fornire al lettore le coordinate storico-sociali dell'epoca in cui il racconto è ambientato ma forse, data la conoscenza che dovrebbe essere abbastanza diffusa del ventennio e delle sue aberrazioni (le leggi razziali, per esempio, che entrano in profondità nella vicenda) sarebbero bastate meno informazioni, magari centrate solo sugli aspetti legati al racconto.
A parte questa piccola pecca, il libro fa emergere la passione per il jazz dell'autrice, che lo descrive con espressioni colorate, poetiche e partecipate, dimostrando anche di conoscere alcuni aspetti tecnico-musicali della musica jazz dell'epoca (lo scat, i ruoli degli strumenti nelle formazioni jazz ecc.).
In conclusione, La città del jazz è un buon romanzo "musicale" che si legge d'un fiato e potrà far trascorrere qualche ora piacevole ai musicofili sotto l'ombrellone o distesi su qualche prato alpino.
Buona estate a tutti!
Copyright Diego Minoia
Nel contributo un omaggio al jazz "genovese", con la Genova jazz band che esegue Heavy Hearted Blues (1928) di Tom Darby and Jimmie Tarlton.
Visita il mio sito www.diegominoia.it
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