Recensione n°37: "Cadenze d'inganno" di Alessandro Sbrogiò


 

Recensione n°37 - Sezione #Narrativamusicale

 

Titolo: “Cadenze d’inganno” di Alessandro Sbrogiò

 

Editore: Diastema editrice (2018)

 

La mia valutazione: 5 su 5

 

Lettore di riferimento: per tutti

 

4^ di copertina:Che fascino continua a sprigionare il XVII secolo! (…) Proprio nel Seicento viveva Venanzio Storioni, misterioso musicista dell’ordine dei Gesuiti nei cui spartiti ritrovati si nasconde una musica celestiale mai sentita prima. Attorno a questi preziosi manoscritti che scatenano gelosie. Odi, assassinii, si muove “Cadenze d’inganno”, il divertente thriller con cui Alessandro Sbrogiò, vincitore del Premio Lorenzo da Ponte, esordisce nella narrativa.Sbrogiò, da buon musicista (contrabbassista e compositore), si concede questo divertissement musical-letterario e filtra i brividi barocchi nelle atmosfere noir di un presente altrettanto inquieto e incerto.

 

La mia recensione

Eccoci, con questo “Cadenze d’inganno” di Alessandro Sbrogiò, ad un nuovo appuntamento con la Sezione #narrativamusicale!

Per non addetti ai lavori vale forse la pena di fornire una sintetica spiegazione di Cadenza d’inganno, visto che il titolo del romanzo di cui ci occupiamo fa riferimento proprio a questa tipologia di formula musicale.

Nella prassi compositiva esistono varie tipologie di cadenze (perfetta, imperfetta, plagale, evitata, d’inganno …) che servono al compositore, per prassi invalsa fin dal momento in cui il pubblico più preparato si mise in condizione di “seguire” durante l’ascolto il pensiero melodico-armonico dell’autore, per “spiazzare” l’ascoltatore non chiudendo una frase o una sezione nel modo canonico (con la cadenza perfetta V – I , cioè Dominante seguita da Tonica) ma con diverse concatenazioni armoniche inaspettate. Ciò creava un momento di sorpresa e maggior interesse nel pubblico più attento. Per il pubblico meno raffinato, invece, poteva bastare un improvviso “fortissimo” d’orchestra al termine di una sezione eseguita “piano”, come nel caso del 2° Movimento della Sinfonia op. 94 di Franz Joseph Haydn, non a caso conosciuta come “La sorpresa”.

Bene, Alessandrò Sbrogiò, nel suo giallo musicale, ha utilizzato abilmente una serie di “cadenze d’inganno” letterarie per far credere al lettore che la soluzione del caso vada in una direzione mentre invece, subito dopo, la soluzione si rivela fallace e la storia si indirizza in direzione diversa… ma non voglio spoiler are troppo.

La prosa usata è semplice e piana, senza voli pindarici e pretese letterarie auliche, ma piacevole e interpuntata da tante piccole arguzie e ironie, di quelle da sorrisetto complice. L’ambientazione, prevalentemente veneziana (ma con intermezzi parigini e londinesi), è solo tratteggiata, così come i caratteri dei personaggi principali, facendo intendere che l’intento dell’autore consiste sostanzialmente nel catturare il lettore con lo sviluppo narrativo piuttosto che con elementi paesaggistici descrittivi o prolungate introspezioni personali (a parte quelle, ovviamente più sviluppate, dedicate al protagonista).

Un tocco di mistero e di cultura musicale è rappresentato dall’entrata in scena delle teorie numerologiche legate alle opere di Athanasius Kircher, gesuita secentesco dalla sconfinata conoscenza ed altrettanto vasti interessi, che andavano dai geroglifici egizi alla mineralogia, dallo studio delle linghe antiche alla filosofia. E non potevano mancare la matematica e la musica, argomenti di tre suoi Trattati.

Nel libro Sbrogiò, da contrabbassista, si prende in giro da sé descrivendo Fabio Mirani (il contrabbassista dell’Ensemble di strumentisti barocchi dove Sauro Parisi, il protagonista del libro, viene convocato nel racconto) come uno zotico antipatico e puzzolente, da cui il soprannome che gli attribuisce: Jack Fogna.

Qualche dubbio potrebbe venire al lettore che sia anche musicista vedendo che il protagonista del racconto, abituato a suonare in orchestre sinfoniche, di punto in bianco e letteralmente da un giorno all’altro, passa a suonare musica antica con uno strumento barocco (che ha caratteristiche costruttive diverse rispetto ai violoncelli “moderni”, corde in budello, arco di fattura diversa che prevede una diversa tecnica esecutiva …): ma questo è un particolare, lo ammetto, da lettore pignolo, che non lede la qualità complessiva della storia.

Cadenze d’inganno può rappresentare un buon compagno per qualche ora di lettura portandoci lontano dai soliti protagonisti “gialleschi” rappresentati da investigatori problematici, più o meno dediti all’alcol, che operano ai confini tra legge e criminalità.

 

Copyright Diego Minoia

 

In onore di Venezia, prevalente ambientazione del romanzo oggetto di questa recensione, ecco il Concerto in Re minore per oboe e orchestra di Alessandro Marcello (1673-1747), compositore veneziano. Oboe solista Fabien Thouand accompagnato dai Cameristi della Scala. Così chi conosce solo il celebre Adagio potrà ascoltare anche l'Allegro iniziale e il Presto conclusivo.

 


 Visita il mio sito www.diegominoia.it

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