Recensione n°47: "Monteverdi" di Domenico de' Paoli

 

Recensione n°47 - Sezione #libri

Titolo: “Monteverdi” di Domenico De’ Paoli

#Monteverdi

Editore: Rusconi (1979)

La mia valutazione: 4 su 5

Lettore di riferimento: per tutti

4^ di copertina: Nella storia del madrigale, così come in quella dell’opera, Monteverdi occupa un posto importante, eppure non fu mai un inventore nell’accezione più sensazionale del termine. Prese dai predecessori e dai contemporanei tutto ciò che poteva servire al suo scopo, poi si compiacque di applicarvi se stesso e le profonde idee maturate in lunghe meditazioni … Il segno del suo genio è un accento vivificatore, che molto spesso va a cadere sui vocaboli più ordinari.

La mia recensione

Libri recenti sulla biografia di Monteverdi non abbondano. Ecco la ragione per la quale presento questo testo di De’ Paoli del 1979, che mi pare conservi ancora molte ragioni d’interesse, soprattutto per il musicofilo. Per cominciare le quasi 600 pagine del libro sono scritte con chiaro intento divulgativo e con un tono narrativo piacevole e scorrevole.

Le vicende biografiche di Monteverdi vengono raccontate passo passo, seguendolo dalla natìa Cremona alla Corte gonzaghesca di Mantova fino all’approdo finale come Maestro della musica della Serenissima Repubblica di S.Marco.

A differenza di altri Grandi della musica, la biografia di Monteverdi non presenta momenti eroici, nei quali appaia un carattere potente che lotta beethovenianamente contro le avversità. Al contrario, convenientemente con la sua epoca, il Nostro visse un’esistenza fatta di lavoro, routine compositiva, anche momenti di soddisfazione e di riconoscimento del proprio valore, ma spesso con l’abitudine dei suoi “padroni” Duchi di Mantova di considerarlo un dipendente a cui chiedere continuamente di produrre musica di qualità per le esigenze della Corte, senza considerare né la fatica ed i tempi necessari per farlo né le condizioni di vita del loro sottoposto.

Basti ricordare che alla morte della moglie non lasciarono che pochi giorni a Monteverdi per elaborare il suo lutto e per occuparsi dei due figli piccoli non peritandosi di richiedergli subito di rimettersi al lavoro. Se aggiungiamo che lo stipendio di un musicista che venne ben presto riconosciuto a livello italiano ed europeo come un punto di riferimento era al limite della sopravvivenza (e spesso veniva pagato, nonostante lo sfarzo di cui si circondavano i Gonzaga, solo con mesi di ritardo e dopo diverse suppliche e richieste da parte di Monteverdi) non fatichiamo a comprendere il motivo per cui, una volta insediatosi a Venezia, con stipendio doppio (che gli veniva portato direttamente a casa se lui non poteva andare a ritirarlo personalmente), onorato e rispettato da tutti, egli abbia ripetutamente rifiutato con molto rispettoso garbo ma con fermezza le diverse offerte di tornare al servizio dei Gonzaga.Il libro di De’ Paoli è strutturato in una 1^ parte: Cremona (1567-1590) – Il Madrigale, una 2^ parte Mantova (1590-1612) dal Duca Guglielmo agli ultimi anni con l’Orfeo e l’Arianna, un Intermezzo, una 3^ parte Venezia (1613-1643) la Cappella di S. Marco fino al “Ritorno di Ulisse in patria”, “L’Incoronazione di Poppea” e la morte.

Completano il volume una Cronologia monte verdiana, una Sezione con le opere suddivise per tipologia (opere drammatiche, libri di madrigali, canzoni e madrigali in raccolte collettive, composizioni sacre, composizioni sacre in raccolte collettive, composizioni da considerarsi ormai perdute), una nota discografica (ormai da considerare superata rispetto a quanto prodotto nei decenni più recenti) e una bibliografia ferma all’anno di pubblicazione del volume.

Copyright Diego Minoia

Prima di "inventare" il melodramma Monteverdi  un grande madrigalista. Per chi non sapesse bene cosa è un madrigale, ecco una semplice spiegazione.


 Del Monteverdi operista qui "Rosa del ciel", da "Orfeo ed Euridice", in un'edizione diretta da Jordi Savall


Visita il mio sito www.diegominoia.it

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