Recensione n°29: "No, non sono un eccentrico" di Glenn Gould


 

Recensione n°29 - Sezione #libri

 

Titolo: "No, non sono un eccentrico" di Glenn Gould (a cura di Bruno Monsaingeon)

#GlennGould


Editore: EDT (1989)

 

La mia valutazione: 5 su 5

 

Lettore di riferimento: per tutti i musicofili e i musicisti

 

4^ di copertina: Il Maestro entra e avanza verso il centro del palcoscenico dove spicca la sagoma lucida e scura del pianoforte. La sala è gremita, il contatto fisico fra gli spettatori può raggiungere livelli fastidiosi, fa caldo, ogni scricchiolio di sedia e ogni starnuto sono colpi mortali inferti alla ricerca della concentrazione. Nell'aria c'è grande tensione, il Maestro possiede molto carisma, tra lui e il pubblico si stabilisce il feeling, inizia la performance. Sentimento di attesa per le prestazioni virtuose, sentimento di meraviglia: in fondo lui sfida l'impossibile, rischia continuamente l'errore, in quell'atmosfera circense fa la figura di un clown divino.

 

La mia recensione

Riapro questo libro, e lo rileggo, a distanza di oltre trent'anni dalla prima volta e vi ritrovo pensieri che ricordavo e altri che, avendolo letto più da pianista che da compositore, mi erano sfuggiti.

Una prima annotazione che mi viene alla mente riguarda il testo della 4^ di copertina che, pur riprendendo un concetto presente nel pensiero di Gould, lo stravolge a mio parere completamente, presentandolo con la stessa enfasi che si usava per descrivere le esecuzioni di Paganini o di Listz (e dei loro più o meno luciferini discendenti). Come nei quotidiani i titolisti cercano di colpire l'audience per vendere più copie, forse lo stesso è successo con l'estensore della 4^ di copertina.

A parte ciò, il libro merita, pur nelle mutate condizioni della percezione musicale e dello sviluppo tecnologico nelle registrazioni (argomento che a Gould stava estremamente a cuore), di essere letto per molti motivi.

Pubblicato in francese nel 1986, a quattro anni dalla morte del musicista (che volutamente non identifica come pianista ... e chi ha letto o leggerà il libro concorderà) e, in versione italiana nel 1986 con una prefazione di Enzo Restagno, il libro è una collazione di articoli giornalistici, interviste e frammenti scritti dallo stesso Gould nell'arco della sua carriera.

La seconda parte del libro, intitolata Videoconferenza (all'epoca il modo più modernamente tecnologico di dialogare a più voci e in quanto tale usato gouldianamente per "giuntare" frammenti tratti da interviste diverse, nello stesso modo in cui operava Gould con i nastri delle sue incisioni) ci presenta una serie di domande a tutto campo fatte da diversi giornalisti in epoche diverse.

Molti musicofili conoscono Gould forse solo per le sue apparenti eccentricità: la speciale seggiola pieghevole che si portava dietro per ogni sua esibizione, il fatto che portasse spesso guanti, anche due paia uno sull'altro, per ripare mani e braccia dalle temperature per lui troppo rigide, il fatto che abbandonò i palcoscenici a 32 anni, nel pieno del successo e della carriera, per dedicarsi alle registrazioni in studio ecc.

Nel libro, dalla viva voce del protagonista, vengono spiegate in modo logico tutte quelle "leggende" che, partendo dalla realtà ne modificarono il senso creando l'immagine dell'artista eccentrico.

Non mancano contenuti prettamente musicali, legati al suo modo di intendere la musica, all'ascolto musicale, all'esecuzione pianistica e, non senza una punta di snobismo e con una certezza granitica delle proprie idee, anche sulla qualità dei principali compositori degli ultimi quattro secoli e sulle loro opere (si veda i suoi giudizi sulle opere mature di Mozart e la stroncatura di quelle di Chopin, autore simbolo del pianismo ottocentesco che Gould non eseguì nè incise mai, solo per fare qualche esempio).

Dal libro esce una figura dedita quasi monacalmente al culto del suo progetto musicale, lontana dalla ricerca del favore del pubblico a tutti i costi (anche se non disdegnò, e lo ammette francamente, di usare le sue sofferte esecuzioni pubbliche per ottenere la sicurezza economica tale da permettergli il ritiro precoce dalle scene) e dotata a volte anche di un tocco di humor anglosassone, come nel breve suo scritto che chiude il libro, dal titolo Con i ricordi non si scherza.

 

Copyright Diego Minoia

 

Un contributo All stars: Glenn Gould e J. S. Bach (ma non le solite Variazioni Goldberg) più Leonard Bernstein nell'esecuzione del Concerto n°1 in Re minore BWV 1052



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