Recensione n°42: "La metà d'un soldo" di Cinzia Zuccarini

 

Recensione n° 42 - Sezione #Narrativamusicale

 

Titolo: “La metà d’un soldo” di Cinzia Zuccarini

 

Editore: Diastema editrice (2022)

 

La mia valutazione: 4 su 5

 

Lettore di riferimento: per tutti

 

4^ di copertina: Venezia, 1770. Prudenza è una giovane orfana che viene inviata dal Conservatorio della Pietà, dov’è cresciuta, presso una nobile famiglia veneziana, affinché istruisca al canto e alla musica le giovani figlie del signore della Serenissima. (…) Scopriremo così una giovane donna alla costante ricerca della propria identità sociale. La narrazione, oscillante tra passato e presente, restituisce un’immagine di Venezia in tutto il suo fulgore settecentesco, mettendo altresì in luce il difficile ruolo femminile nelle dinamiche artistiche, interpersonali e sociali del tempo.

 

La mia recensione

Nuovo appuntamento con la Sezione #narrativamusicale!

Questo romanzo ha vinto il Premio Lorenzo da Ponte nel 2021 ed è già nel 2022 alla seconda edizione. L’autrice, Cinzia Zuccarini, ha contemporaneamente una solida formazione musicale (si è diplomata in violino al Conservatorio di Pesaro ed ha militato in formazioni cameristiche e sinfoniche) e una preparazione universitaria (si è laureata in lingue e letterature straniere all’Università di Pescara).

Il titolo, "La metà d'un soldo", fa riferimento all'usanza di spezzare un soldo, all'atto della consegna del neonato all'Ospedale della Pietà, nella speranza o possibilità da parte della madre di potersi ricongiungere con la prole grazie alla prova della completamento della moneta spezzata.

Il romanzo inizia e termina ai giorni nostri, sorta di Preludio e Finale (l’ultima parte forse non tutta strettamente necessaria nell’economia globale del racconto) che incorniciano la narrazione, in formato diaristico, che ci rivela la protagonista e le sue vicende.

Zuccarini tratteggia la Venezia settecentesca e la vita all’interno dell’Ospedale della Pietà (ad un tempo orfanatrofio, dove venivano portati orfani veri ma anche neonati frutto di relazioni extraconiugali o comunque non accettate, e Conservatorio musicale) in modo da informare il lettore a grandi linee, senza approfondire troppo, per concentrarsi sugli aspetti emotivi e psicologici di Prudenza, la protagonista.

Dettagli maggiori sono riservati invece alle relazioni sociali all’interno del palazzo nobiliare della famiglia dogale Grimani, dove viene ospitata, ed al lusso degli arredi e delle feste “musicali” che in esso si organizzavano.

Scorrendo le pagine del diario si entra subitamente in empatia con Prudenza e con le sue paure e le sue curiosità: il mondo “fuori” dalla Pietà, all’interno delle cui mura ha sempre vissuto senza sostanziali contatti con l’esterno (ricordo che le “putte”, nel romanzo come qualche decennio prima all’epoca di Antonio Vivaldi, eseguivano i loro concerti dietro una grata, al riparo dagli occhi del pubblico), la città lagunare piena di suoni e colori, i rapporti interpersonali tra lei e la servitù di palazzo, le relazioni con i suoi “padroni” e le due figliolette …

Nel testo ad un certo punto, come ospite delle serate musicali a palazzo Grimani, appare anche Charles Burney, musicista e compositore inglese autore di due pubblicazioni (Viaggio musicale in Italia e Viaggio musicale in Germania e Paesi Bassi) che consentono uno sguardo d’insieme sui modi di fruizione della musica nel secondo Settecento.

Un libro scritto con delicatezza di sentimenti e approccio psicologico di vicinanza dato dall’essere, l’autrice come la protagonista del romanzo, musicista femmina (che forse ancor oggi può trovare difficoltà rispetto ai musicisti maschi, non come nei secoli scorsi ma ancora non sempre completamente riconosciuta e valorizzata) e violinista.

Un romanzo "musicale" consigliato per fuggire dalla bolgia del ferragosto e rifugiarsi nella freschezza dei canali e delle calli veneziane di un’epoca in cui la "perla dell'Adriatico" non era invasa da torme di turisti mordi e fuggi.

P.S. A vantaggio dei lettori del Gruppo “Libri sulla musica e sui musicisti” che volessero sapere qualche cosa in più sull’Ospedale della Pietà di Venezia (non me ne voglia l’autrice del romanzo se distolgo momentaneamente l’attenzione dal suo lavoro con qualche aggiunta che stimolerà la curiosità verso il suo libro), riporto un brano tratto dal mio saggio “I Mozart, come erano – Una famiglia alla conquista dell’Europa” nel quale fornisco alcune informazioni proprio su quell’Istituzione.

Anche a Venezia erano presenti ben quattro Conservatori o Ospedali: l'Ospedaletto o dei Derelitti (divisa bianca), gli Incurabili (divisa blu), la Pietà (famoso perché vi svolse la sua attività Antonio Vivaldi, divisa rossa) e i Mendicanti (divisa porpora). Queste istituzioni benefiche, a Venezia laiche ma in altre città promosse da enti religiosi, grazie a donazioni private e aiuti pubblici toglievano dalla strada e dalla miseria bambini orfani o appartenenti a famiglie bisognose per fornire loro, attraverso la formazione indirizzata all'apprendimento di un mestiere, anche musicale, la possibilità di una vita dignitosa. A Venezia i Conservatori accoglievano sia maschi sia femmine, in reparti separati (beninteso).

Ai primi era data una formazione professionale per avviarli nel più breve tempo ad un lavoro esterno. Per le seconde lo sbocco privilegiato della formazione era il matrimonio o il convento.

Nonostante il divieto della Chiesa cattolica, che con l'editto del 1686 di Papa Innocenzo XI ribadito da quello del 1703 di Papa Clemente XI proibiva l'insegnamento della musica alle femmine, in questi Conservatori la musica”al femminile”prese piede velocemente formando complessi vocali e strumentali che si esibivano sia nel corso delle funzioni religiose sia addirittura in occasioni mondane esterne agli Istituti.

La musica, e la bravura delle allieve, portavano donazioni e ciò incrementò la volontà di eccellenza in quest’ambito che si manifestava in regolamenti molto rigidi di studio ma anche nel mettere a disposizione delle allieve valenti maestri esterni. Vale la pena di riportare alcune parole tratte dall'editto di Papa Innocenzo XI: "La musica è completamente ingiuriosa per la modestia che è propria per il sesso femminile, perché venga distratta dalle cose e le occupazioni che sono naturali per le donne (...) nessuna donna nubile, sposata o vedova (...) possa imparare la musica (...) e non debbono imparare a suonare uno strumento musicale".

Per fortuna a Venezia, che mal sopportava le imposizioni del Papa, la regola non venne rispettata e molte fanciulle poterono affrancarsi grazie alla musica. Nei Conservatori veneziani vigeva una struttura piramidale che prevedeva l'assegnazione delle alunne più piccole a un’alunna in stadio di formazione più avanzato, a sua volta sottoposta alla sorveglianza di una Maestra interna che rispondeva al Maestro esterno, spesso musicista di chiara fama in città. La maggior parte dei Conservatori furono chiusi alla fine del '700: a Venezia per la fine della Repubblica Serenissima, a Napoli e altrove perché accorpati o trasformati in istituzioni diverse (l'attuale Conservatorio di S. Pietro a Maiella deriva proprio dall'accorpamento degli istituti preesistenti nel 1808).

 Copyright Diego Minoia

Nel contributo una breve presentazione dell'Ospedale della Pietà di Venezia 


Che Vivaldi abbia insegnato alla Pietà lo sanno persino i turisti mordi e fuggi che visitano Venezia a frotte, quindi qui propongo di Baldassarre Galuppi, altro musicista che fu docente alla Pietà, l'aria "Superbo di me stesso"  tratta dalla sua opera L' Olimpiade, su libretto di Metastasio. Gli esecutori sono la mezzosoprano Katherine King accompagnata dall'orchestra Il canto di orfeo, diretti da Gianluca Capuano


Visita il mio sito www.diegominoia.it

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