Recensione n°8 - Sostakovic di Franco Pulcini
Recensione n° 8 - Sezione #libri
Titolo: "Šostakóvič" di Franco Pulcini
Editore: EDT (1988)
La mia valutazione: 5 su 5
Lettore di riferimento: musicofilo
4^ di copertina: Le vicende politiche del periodo staliniano - ma anche, in parte, quelle successive alla sua morte - costituiscono il fondale drammatico sul quale si affollano le vicende biografiche di
Šostakóvič, spesso ristabilendo la correttezza storica la dove le recenti memorie di Volkov l'avevano stravolta. Un libro - sotto questo profilo - da leggersi d'un fiato come un romanzo.
Nella seconda parte l'analisi delle opere dà finalmente conto in modo esaustivo di tutta la produzione del compositore sovietico, mentre un'ultima sezione, dedicata ai suoi scritti, porta per la prima volta in edizione italiana i testi che hanno accompagnato - soprattutto nella vita pubblica - la sua attività di articolista. Chiudono il volume il catalogo delle opere e la bibliografia.
La mia recensione
La quarta di copertina svela già chiaramente la struttura dell'opera.
Un'ampia Prima parte (103 pagine) ci racconta passo passo la biografia di Mitja, nomigliolo affettuoso di Dmitri Dmitrevic Šostakóvič usato dagli amici e dai famigliari.
Dalla felice fanciullezza borghese a S.Pietroburgo (con la madre pianista che lo inizia alla musica all'età di nove anni) ai concitati momenti della Rivoluzione (quando si reca con il padre alla stazione di S.Pietroburgo ad ascoltare il discorso di Lenin, che lo colpirà fortemente), dalle difficoltà economiche famigliari (riuscì ad ottenere una Borsa di studio al Conservatorio) alle prime esperienze esecutive e compositive (non ultime quelle di accompagnatore al pianoforte di film muti, che segneranno per tutta la sua vita compositiva il rapporto con la "settima arte", nel frattempo divenuta sonora e bisognosa di un adeguato commento musicale).
La travagliata vicenda politica della nuova nazione sovietica vedrà il Nostro passare attraverso momenti bui di critiche ideologiche alle sue musiche alternati con momenti di approvazione generale.
Il successo progressivamente ottenuto come pianista e compositore (a differenza di altri suoi contemporanei una sola volta si esibì come Direttore d'orchestra, sostenendo poi di essere pessimo in questo ruolo) portarono il suo nome fuori dalla Russia e gli permise di viaggiare anche oltre la "cortina di ferro". Non pensò però mai a lasciare la sua terra, a differenza degli altri due grandi compositori della sua generazione (Stravinski e Prokofiev) nonostante l'instabilità della sua posizione, in quanto condivideva gli ideali iniziali della Rivoluzione. Una vita spesso "sotto traccia" quella di Mitja, nel tentativo continuo di percorrere la sua via creativa, ostacolato dai burattini di regime che, seguendo le direttive dell'ignorante Stalin, criticavano come "formalista" ogni produzione artistica che non fosse adagiata sulle parole d'ordine del Regime.
Nella Seconda parte del libro si affronta una sintetica analisi delle opere, suddivise per generi: le opere e i balletti, le 15 Sinfonie, la musica vocale, la musica strumentale, cinema e teatro.
In conclusione: un libro da leggere per conoscere meglio la vicenda umana e artistica di un compositore meno conosciuto ed apprezzato di quanto meriti.
Copyright Diego Minoia
L'eclettica produzione di Šostakóvič, influenzata dalle sue esperienze come accompagnatore al pianoforte nelle sale cinematografiche e, in seguito, come compositore di colonne sonore per diversi film, si mischiò alla curiosità per il jazz e i ritmi della musica leggera (in questo fu in buona compagnia dei molti compositori che guardarono con interesse alla musica d'oltre oceano). Eccone un esempio: Jazz suite n°1 nell'esecuzione della Royal Concertgebouw Orchestra diretta da Riccardo Chailly. Valore aggiunto di questo contributo: la partitura che scorre in sincrono all'audio!
Trascurando la Sinfonia n° 7 Leningrado, che tutti i musicofili conoscono, vi propongo ascolto e visione del Concerto n°2 per pianoforte e orchestra op. 102, nell'esecuzione della pianista Alexandra Stychkina e della Konzerthaus Publikumsorchester diretta da Dirk Wucherpfennig.
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