Recensione n° 45: "Strauss - La musica nello specchio di Eros" di Quirino Principe


Recensione n°045 - Sezione #libri

 

Titolo: “Strauss – La musica nello specchio di Eros” di Quirino Principe

#RichardStrauss

 

Editore: Bompiani (1989, nuova edizione 2004)

 

La mia valutazione: 4 su 5 (di stima)

 

Lettore di riferimento: musicofilo

 

4^ di copertina:Villa Strauss, a Garmisch, accoglie il visitatore con le tracce di una presenza: l’uomo che la abitò ci viene incontro, si nasconde, con il suo ironico sorriso, in ogni oggetto. Da quegli spazi confortevoli parte l’itinerario; là si avvertono le contraddizioni che agitarono il compositore più atipico del Novecento: la hofmannsthaliana “profondità in superficie”, la coesistenza di significati diversi in ogni battuta della sua musica, il contrasto tra il gusto dell’ibrido e l’inconfondibilità dell’arte straussiana. C’è qualcosa di indecifrabile in Richard Strauss, quintessenza della modernità negli anni giovanili della gloriosa affermazione, e capace, in tarda età, di scrivere musica atemporale, disegnata nel linguaggio della tradizione, estranea alle avanguardie e “fuori dalla storia”. (…)

 

La mia recensione

Dico subito che questo è un libro impegnativo. Solo leggendolo in modo mediamente concentrato ha bisogno di diverse decine di ore di lettura. Se si vuole aumentare la profondità di comprensione la lettura (magari accompagnata dalla rilettura di interi passi) allunga i tempi almeno raddoppiandoli. Non è certo un libro da ombrellone ma più adatto al comodino della lettura serale, possibilmente alternata con gli ascolti delle composizioni via via citate e, magari, pure dalla lettura o rilettura delle opere letterarie e filosofiche che punteggiano la narrazione, insieme alla ripresa delle nozioni in memoria di Storia dell'Arte. Un progetto di lettura (o di studio?) che può impegnare mesi e che non è alla portata di tutti. Di Quirino Principe, del quale ho la massima considerazione per la profonda cultura musicale, umanistica e filosofica, ho già recensito (recensione n°9) Tannhauser – L’umano atterrito dal soprannaturale, evidenziandone le caratteristiche di una cultura elitaria.

Ripubblicato nel 2004 nei Tascabili Bompiani (infatti riporta ancora i calcoli dei compensi di Strauss calcolati in vecchie lire del 1989), questo Strauss, invero non molto tascabile libro di 1116 pagine, pone il lettore di fronte ad un compito impegnativo sia sotto il profilo meramente fisico e ottico che per quello intellettuale.

Il problema fisico è dato dalla mole del libro, non molto agevole da tenere in mano durante la lettura e più adatto ad essere letto appoggiato ad un tavolo. Quello ottico deriva dalla scelta di far stare tutto in un solo volume, con la carta delle pagine sottili e di leggera grammatura, con la conseguenza che, in diverse condizioni di luce, fa trasparire la stampa della successiva facciata rendendo la lettura poco agevole.

L’impegno intellettuale richiesto al lettore è, come tipico di Quirino Principe, di notevole spessore, soprattutto nelle prime cinquanta pagine, nelle quali l’autore mostra tutta la sua poderosa conoscenza musicale, filosofica e più vastamente culturale... ma anche nelle restante parti il livello rimane alto. Più che un libro su Richard Strauss questo di Pincipe è un affresco, gigantesco, multiforme, vasto e profondo, del mondo intellettuale europeo che accompagnò la vita di Strauss. Per un lettore di buona cultura non sarebbe certo questo il problema maggiore se Principe non desse per scontato che il suo pubblico conosca, come lui, il tedesco, il francese, l’inglese, il latino e il greco, di cui infarcisce il testo con singoli termini e citazioni più o meno lunghe (quasi sempre senza tradurre). E già qui la domanda sorge spontanea: “perché alcune traduzioni vengono messe e non tutte?”. O il lettore conosce le lingue, e allora non serve tradurre, o non le conosce, e quindi si deve tradurre tutto (almeno la prima volta che il termine viene usato).

Ma le problematiche di questo libro, pur valido, lo ripeto, contenutisticamente, non si fermano qui.

L’autore ha deciso di mettere tutto nello stesso calderone: la biografia, l’analisi delle composizioni inserite nella biografia man mano che vennero composte (tra l’altro con corpo tipografico più piccolo e anche con frammenti musicali), l’esegesi del pensiero e delle forme, l’approfondimento degli elementi letterari e filosofici sottostanti lo sviluppo umano e artistico di Strauss …

Non solo, con inutile precisione catalogatoria, Principe cita luoghi, villaggi e vie cittadine come se il libro fosse una guida di viaggio e, sempre preso da follia catalogatoria, di ogni personaggio di qualche peso che incontrò anche solo tangenzialmente la biografia di Strauss, ci elenca l’intero albero genealogico fin dalle più antiche generazioni, con nomi di mogli, mariti, figli, date di nascita e morte … Un delirio che spossa il lettore e lo distrae dal filo della narrazione centrale.

Lungi da me non considerare il tempo e la fatica costati a Principe (o ai suoi collaboratori) per ricercare tutte queste notizie, tra le quali a volte scappa anche un tocco di pettegolo ma veniale gossip, ma l’enorme massa di dati non fa altro che appesantire un libro che avrebbe potuto essere più scorrevole, oltre che di paginazione inferiore.

Il libro è strutturato in cinque sezioni, precedute da un Preludio: 1) Lo spazio dei suoni e delle immagini – Da Monaco a Meiningen (1864-1885); 2) Ascesa e inquietudini di un protagonista – Da Meiningen a Berlino (1885-1898); 3) Sotto il segno di Hermes – Da Berlino a Vienna (1898-1919); 4) Trauma e liberazione – Da Vienna a Garmisch (1919-1933); 5) Le maschere della verità – Garmisch (1933-1949).

A seguire Note e Appendici

A mio parere il libro avrebbe giovamento da un riediting che, mantenendone gli indubbi pregi, lo sfrondi dagli eccessi e lo ristrutturi in modo da renderlo più adatto ad un lettore non enciclopedico come l’autore.

Una struttura dove la biografia sia divisa dall’analisi delle opere e dalla descrizione del Pensiero dell’epoca credo sarebbe più gradita, lasciando al lettore la scelta sui tempi e i modi in cui affrontare le varie parti.

In effetti questo Strauss è una vera miniera di informazioni e di stimoli preziosi ma, come nelle miniere è necessario un lavoro di lavaggio, filtraggio e selezione per scartare il materiale meno nobile mantenendo ciò che di prezioso viene estratto, anche in questo libro andrebbe attuato un processo simile. Alla fine le pietre preziose, non più affogate in un mare di materiali meno interessanti (se non decisamente inutili) risplenderebbero con maggior forza e lascerebbero nel lettore sensazioni più forti e durevoli.

 

Copyright Diego Minoia

 

Nel contributo "Giuseppe Sinopoli spiega Richard Strauss" per Classica. Interessante anche se il filmato si interrompe a 12'


Lo so, viene subito alla mente l'inizio di Also spracht Zarathustra e 2001 Odissea nello spazio di Kubrik. Io però ti propongo una cosa meno ovvia: la Serenata per fiati op.7, nell'esecuzione degli orchestrali della Fenice, senza direttore.


 Visita il mio sito www.diegominoia.it

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