Recensione n°44: "Ludwig van Beethoven - Una nuova interpretazione" di Alessandro Zignani


Recensione n°44 - Sezione #libri

Titolo: “Ludwig van Beethoven – Una nuova interpretazione della vita e delle opere” di Alessandro Zignani

Editore: Zecchini editore (2020)

La mia valutazione: 5 su 5

Lettore di riferimento: per tutti

4^ di copertina: In Beethoven vita e musica sono strettamente intrecciate. Nato nel principato filo francese di Bonn, si firmò sempre Louis van Beethoven. Il tradimento di Napoleone, autoproclamatosi imperatore, segnò il limite dei suoi sogni di una pace universale. Da allora, trovò nella musica la via alla trascendenza. Non fu un bambino prodigio, e per tutta la vita dovette combattere una strenua lotta contro i limiti della sua disordinata educazione. Ritentò l’inizio della Sinfonia n°5 per ventidue volte. Proprio questa sua insofferenza per i confini umani ce lo rende più affine, “tragico”, di un Bach o di un Mozart. In Beethoven vediamo la voglia di assoluto farsi religione del vero. (…) Questa biografia – confutando luoghi comuni, riesaminando da capo ogni partitura, combattendo contro appropriazioni nazionalistiche – vuole riportare Beethoven alla sua vera origine, e raccontare quanto ci sia di contemporaneo nella sua natura di esule, nido di contraddizioni, laboratorio per una sintesi tra i linguaggi. Nel suo carattere contraddittorio che ne fa il cantore di ogni moderna solitudine: il compositore per sempre nostro contemporaneo.

La mia recensione

Nelle librerie il settore dedicato a Beethoven si può misurare in metri lineari. Di fronte ad una nuova proposta sulla sua vita e sulle sue opere viene spontanea la domanda:”Ma ce ne è bisogno?”. La risposta, come spesso accade è “dipende”. Se trattasi di raccontare nuovamente la biografia spulciando e calcando le orme di quanti hanno già abbondantemente scritto sull’argomento, anche no. Se si vuole cercare l’originalità ad ogni costo, anche andando oltre i limiti del ridicolo, pure no. Se, invece, si propone una lettura innovativa che risulti credibile alla lettura e supportata da analisi, magari non tutte condivisibili ma significative, allora un paio di centimetri nella nostra libreria si possono trovare. L’autore di questo “Ludwig van Beethoven – Una nuova interpretazione della vita e delle opere”, Alessandro Zignani, scrittore, musicologo e germanista, docente di Conservatorio, ha certamente le carte in regola per cimentarsi in questa sfida. Colpisce, nelle prime pagine del libro la sua affermazione sulle due tipologie (confessioni religiose le chiama lui) di biografi: quelli che descrivono i fatti e alla fine tentano un’interpretazione, e quelli che, avendo in mente un’interpretazione, vanno a cercare i fatti. Zignani si professa un integralista della seconda specie. Scelta perigliosa, in quanto la tesi personale ritenuta assolutamente incontrovertibile può far cercare (e spesso trovare) conferme in fatti e documenti che vengono interpretati con le lenti deformanti fornite dalla tesi stessa. Dico subito che, mi pare, questo rischio è stato contrastato abbastanza efficacemente da Zignani che, a supporto della sua posizione di “talebano” della seconda specie di biografi, riporta nella parte finale del libro una citazione di Nietzsche, a suo dire il più beethoveniano dei filosofi: “Non esistono puri fatti, ma solo interpretazioni”. Le sue letture della figura del compositore (bambino abusato che da adulto cerca un riscatto nell’affermazione personale, figlio con legame simbiotica con la madre tisica che lo spingerà, da adulto, a cercare figure femminili simili di cui innamorarsi senza però mai portare a conclusione la relazione, adulto anaffettivo e borderline che “usa” le persone, gli amici in particolare, come “strumenti sui quali suono quando ne ho voglia”) si integrano con la tesi che la sordità, lungi dall’essere quella terribile prova che sembra emergere dal cosiddetto Testamento di Heiligenstadt, sia una condizione addirittura anelata che permise a Beethoven di estraniarsi dal mondo e concentrarsi sulla sua arte, divenuta così totalizzante obiettivo da raggiungere attraverso un faticoso e continuo lavorìo. Sottotraccia scorre nell’intero testo (con citazioni dal “Prometeo incatenato” di Eschilo ad aprire ogni capitolo) la visione di Prometeo-Beethoven visto non nella tradizionale tripartizione in “tre stili” dovuta a von Lenz e accettata più o meno pedissequamente dai biografi successivi, ma in una trilogia da tragedia classica (Colpa – Espiazione –Catarsi) che diventa nella visione di Zignani del percorso artistico beethoveniano una trilogia di Età: Età dell’Integrazione, Età della Lotta, Età della Trascendenza. Con finale (Beethoven novello Orfeo assunto negli ultraterreni cieli degli Dei indifferenti alle terrene quisquilie umane) che vede il martoriato Prometeo incatenato liberarsi dall’aquila che lo tormenta e trasformarsi in Prometeo liberato.

La narrazione di Zignani è originale e scoppiettante, forse a volte un po’ troppo compiaciuta di esserlo, con momenti in cui la sua tastiera del PC è imbevuta di curaro (“I biografi beethoveniani, una setta che la dieta cartacea ha reso congrega di dispeptici”) alternati ad altri in cui inserisce ironicamente qualche notizia di gossip sessual-sentimentale (per es. la relazione di Beethoven con Josephine Deym e la nascita di Minona- Anonim, figlia illegittima).

Il testo è suddiviso in due Sezioni, che l’autore chiama Libri in ossequio agli antichi autori, intitolate rispettivamente “Un’interpretazione della vita” e “Un’interpretazione delle opere” e separate da un Intermezzo. Anche i titoli delle varie parti che costituiscono le Sezioni del libro (a parte la 4^ di copertina, che usa un linguaggio totalmente tradizionale, ed è un peccato) vogliono subito sottolineare la diversità di questo libro rispetto agli altri sull’argomento. Qualche esempio? Genetica delle barbabietole, se simmetriche; L’educazione sentimentale di un giovane disadattato, ad uso della gioventù studiosa; Dove il gran Mogol scalpa vecchie parrucche, ma in segreto le invidia; Dove Beethoven insulta il demone invidioso, ma quello fa orecchie da mercante …

Nella seconda Sezione del libro (che l’autore chiama Libro II) si analizzano le opere beethoveniane, raggruppate secondo i quattro punti cardinali (Nord: le Sonate per pianoforte, Sud: i Quartetti, Est: le Sinfonie, Ovest: i Concerti), mentre capitoli specifici sono riservati alla musica vocale, alla musica da camera, alla musica di scena ed a quella teatrale.

Chiude il libro una sezione che Zignani definisce “cosmologia degli affetti” nella quale, rifacendosi alla tradizione dei classici antichi, affronta diversi caratteri della multiforme personalità di Beethoven legandoli a Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno. In ogni sezione di questa cosmologia degli affetti Zignani “pesca” nella vasta produzione beethoveniana frammenti atti a dimostrare tutta una serie di paradossali opposizioni presenti nel pensiero musicale del compositore: Ascendere/Trascendere: Sisifo, Limiti/Orizzonti: Dedalo.Finire/Ricominciare: Issione, Affermare/Negare: la Sfinge, Riverire/Trasgredire: Edipo ecc. Questa parte, certamente stuzzicante per originalità di concezione, è forse indebolita dalla ricerca necessariamente confermativa dei passi musicali utili ad avverare le tesi, ripresi qua e là nella produzione beethoveniana. La frammentarietà degli esempi dipende però dalla suddivisione, didascalica per chiarezza del lettore, che l’autore fa in questa sezione del libro.

Non manca una gustosa bibliografia “esegetica” nella quale Zignani, suddividendo i “sacri testi” già pubblicati e catalogandoli in senso “biblico” (Il Pentateuco, l’Antico Testamento, il Nuovo testamento, i Vangeli apocrifi) ne sintetizza in poche parole meriti e demeriti secondo la sua personale opinione.

Copyright Diego Minoia

Nel contributo il Quartetto n° 16 op.135 (1826) l'ultima importante composizione di Beethoven che, come tutta la sua ultima produzione, fu prevalentemente incompresa per le sue caratteristiche totalmente innovative per l'epoca. Qui eseguita dal Quartetto Alban Berg


Visita il mio sito www.diegominoia.it

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione n°48: "Il Mozart nero" di Luca Quinti

Recensione n°2 - Brahms di Christian M. Schmidt

Recensione n°1 - Il mito del maestro di Norman Lebrecht